Il
vetro in quanto materiale amorfo, non presenta una struttura
definita, come ad esempio le materie cristalline. Perciò si possono
fare solamente asserzioni generali sulle molteplici
proprietà
fisiche del vetro, che sono direttamente condizionate dalla
temperatura.
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D'altronde anche la composizione chimica del vetro condiziona le
sue proprietà fisiche, per cui queste dipendono in gran parte dall'influenza
degli ossidi che lo formano.
Il vetro quando è ad alta temperatura è duttile, plastico
e malleabile; in stato di fusione può essere soffiato, impastato,
tirato e pressato. Quando è freddo, il vetro presenta una notevole
durezza, è trasparente, traslucido o opaco.
È fragile e si rompe con la caratteristica frattura concoide.
È soggetto a incrinarsi se sottoposto a improvvisi cambiamenti
di temperatura.
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Le proprietà fisiche di ciascun pezzo di vetro sono determinate
dalla sua storia termica, cioé dal modo in cui è stato raffreddato
dopo la fusione. Se il raffreddamento si è verificato molto lentamente,
l'energia del movimento molecolare si è ridotta gradualmente e il
reticolato atomico ha avuto tempo a sufficienza per risistemarsi
e divenire più compatto. Se al contrario, viene raffreddato improvvisamente,
la densità diminuisce rispetto a quella di partenza e gli atomi
non riescono a sistemarsi in modo compatto nel reticolato; perciò
il vetro sarà più fragile.
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La
proprietà della durezza non può essere definita con precisione.
Solitamente ci si serve della cosiddetta scala di Mohs
, di minerali comparativi, in cui il vetro risulta
avere una durezza compresa tra il 5° ed il 7° posto, ossia tra la
durezza dell'apatite e quella del quarzo. La durezza dipende dalla
composizione del vetro. Ad esempio i vetri sodici sono più
duri dei potassici che contengono eguale quantità di silice, e nel
vetro sodio-calcico la durezza aumenta coll'aumento del calcio e
diminuisce con la soda; l'ossido borico dà una grande durezza al
vetro, mentre il piombo aumenta la durezza dei vetri sodico-calcici.
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