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Pulitura
Restauro Studio Forme - Roma
 

Restauro

 

 
pulitura

Studio preliminare - Intervento su protettivi e ridipinture - Pulitura con pennello - Acqua distillata - Pulitura con mezzi chimici: criteri generali - Metodi di pulitura chimica - I prodotti per le soluzioni acquose - Mezzi meccanici - Bagni ultrasonici - Metodi di lucidatura - Soluzioni biocide - Metodi da evitare

 

Studio preliminare

L'operazione di pulitura delle vetrate antiche viene stabilita in base ai risultati delle indagini chimiche sullo stato di degrado dei vetri e delle pitture, al fine di permettere la scelta dei prodotti e del metodo più indicati per la rimozione delle sostanze alterate e dei depositi, tenendo conto della morfologia della zona d'intervento.
Il degrado presenta aspetti diversi sul lato interno (recto) e sul lato esterno (verso). Lo stato di conservazione della grisaglia condiziona il metodo di intervento sul recto: in presenza di una pittura alterata, il consolidamento precede la pulitura.

ASPETTI GENERALI DEL DEGRADO
LATO INTERNO "RECTO"

- i vetri sono in buono stato di conservazione e ricoperti da un deposito di polvere e di fuliggine poco aderente;
- i vetri presentano un deposito di sporco spesso ed aderente che ricopre la pittura a grisaglia (o a smalto);
- i vetri presentano depositi grassi dovuti al fumo di candele;
- i vetri hanno subìto un processo di corrosione;
- i vetri presentano un attacco di microrganismi;
- la grisaglia presenta uno sfaldamento o un sollevamento

LATO ESTERNO "VERSO"

- I vetri presentano un attacco di microrganismi
- i vetri sono ricoperti da depositi incoerenti
- i vetri presentano depositi opachi
- i vetri presentano couche dovute alla corrosione

Prima dell'operazione di pulitura si effettuano indagini scientifiche sui vari aspetti del vetro e dei componenti della vetrata:
- analisi dei prodotti d'alterazione e dei depositi (spettrofotometria ad infrarossi, analisi chimiche elementari, diffrazione dei raggi X);
- studio morfologico dell'alterazione dei vetri;
- osservazione al microscopio della sezione stratigrafica del vetro;
- studio con la microsonda elettronica della zona perturbata per indagare la presenza e lo stato di avanzamento del processo di corrosione;
- studio dello stato di conservazione delle pitture: osservazione al microscopio dell'aderenza della materia pittorica.
A seconda dei risultati di queste analisi, i trattamenti potranno essere applicati dopo saggi di pulitura in laboratorio, eseguiti per definire la metodologia d'applicazione.

STUDI PRELIMINARI
PRODOTTI D'ALTERAZIONE Osservazione al microscopio
Analisi diagnostiche
DEPOSITI Osservazione al microscopio
Analisi diagnostiche
ADERENZA DELLA PELLICOLA PITTORICA

Osservazione al microscopio



FATTORI DETERMINANTI LA SCELTA DEL METODO DELLA PULITURA
Composizione dei prodotti di alterazione
Importanza della zona perturbata

Coesione del deposito

Coesione della pellicola pittorica
Prove di pulitura

Intervento su protettivi e ridipinture

Sul lato interno, e più raramente su quello esterno, possono trovarsi ritocchi a freddo, velature, vernici, oli e resine di passati restauri. Secondo la "Carta del Restauro" generalmente i ritocchi a freddo e le velature eseguite in precedenti interventi si conservano: si devono escludere "le rimozioni o le demolizioni che cancellino il passaggio dell'opera attraverso il tempo, a meno che non si tratti di limitate alterazioni deturpanti o incongrue rispetto ai valori storici dell'opera o di completamenti incongruenti in stile che le falsifichino"; ed ancora " Le puliture non devono giungere mai alla sostanza pigmentale del colore rispettando la patina ed eventuali vernici antiche (...). Possono essere tollerate eccezioni quando il mantenimento delle superfici degradate costituisce un pericolo per la conservazione dell'intero contesto". Secondo queste prescrizioni le velature, i ritocchi, le vernici antiche possono essere tolte esclusivamente nel caso in cui compromettano la conservazione materiale dell'opera.
Le ridipinture a freddo anneriscono per l'assorbimento di polvere e sporco; tale fenomeno si manifesta anche in vernici, oli e resine applicate in passati restauri come protettivi: se si constata la pericolosità di queste aggiunte per la conservazione del dipinto originale, se ne deve prevedere l'asportazione, ma se la grisaglia sottostante è fragile, tanto che la rimozione delle ridipinture o delle vernici causerebbe un'ulteriore perdita del pigmento originale, è opportuno pulirle senza eliminarle.

Pulitura con pennello

Una volta stabilita l'aderenza della grisaglia al supporto, in presenza di depositi poco ancorati è possibile eliminarli con dei pennelli a setole morbide (di tasso). Successivamente nei punti in cui permangono i depositi si procedere alla pulitura scegliendo il metodo più idoneo.

Acqua distillata

L'acqua è l'elemento più usato per la pulitura delle vetrate, in quanto si ritiene essere il più sicuro. In realtà anche l'acqua può aggravare fenomeni di degrado soprattutto se si presenta una pellicola pittorica fragile e poco ancorata. Si utilizza acqua distillata o demineralizzata perché non contiene impurità (gas in soluzione, ioni, sostanze organiche) ed ha un maggior potere solvente.
Il principio di azione dell'acqua è nella struttura polare della molecola H2O, in cui l'ossigeno è lo ione negativo e l'idrogeno quello positivo. Ciò permette alla molecola d'acqua di stabilire legami idrogeno con altre molecole: a contatto con i depositi di corrosione l'acqua rompe i legami tra le molecole delle sostanze di deposito, le ionizza e le trasforma. Il solfato di calcio CaSO4 per esempio viene diviso in ioni calcio Ca+ e solfati SO-: i poli H+ della molecola d'acqua attirano gli ioni negativi, mentre lo ione O- attira gli ioni caricati positivamente. Gli ioni delle sostanze sciolte non possono più ricombinarsi nella molecola d'origine per il prevalere del legame idrogeno.
I prodotti di alterazione sono caratterizzati da aderenza, friabilità, permeabilità e velocità di soluzione diverse: il confronto di esperienze di pulitura di vetri di differente origine e composizione ha mostrato che la velocità e l'indice di solubilità dei depositi sono in funzione della percentuale di prodotti insolubili, i quali possono condizionare i valori di solubilità al punto di rendere inefficace l'uso dell'acqua demineralizzata (J. M. Bettembourg, J. J. Burck, Traitement curatif des vitreaux, in News Letter, 39/40, 1986). Sono attualmente in fase di studio metodi per aumentare la solubilità dei prodotti di alterazione.

Pulitura con mezzi chimici: criteri generali

I depositi superficiali sono composti da prodotti di alterazione del vetro e da sostanze esterne come polvere, mastice, stucco, sali solubili trattenuti dall'acqua della condensa.
I metodi di pulitura devono consentire l'eliminazione della couche di alterazione (gesso, syngenite) e dello sporco senza aggravare il deterioramento della superfice del vetro antico o della materia pittorica. La pulitura con mezzi chimici offre il vantaggio di non sottoporre la vetrata a stress meccanici dovuti all'uso di spazzole, spatole o sostanze abrasive, che potrebbero provocare microfratture e fessurazioni del vetro, distacchi e cadute della grisaglia. Anche le soluzioni possono però aggravare i fenomeni di degrado, favorendo il distacco della grisaglia o aggredendo il vetro alterato se non sono neutre (acide, se con pH inferiore a 6, basiche, se con pH da 8 a 10): l'osservazione con lenti d'ingrandimento può rivelare lo stato di sfaldamento (presenza di piccoli crateri) di una grisaglia apparentemente priva di difetti di adesione, sulla quale l'uso di un solvente potrebbe essere origine di sollevamenti tra pellicola pittorica e vetro.
La "Carta di Conservazione della Vetrata" (paragrafo 4.3) prescrive che "la pulitura non deve mai conseguire il ripristino dell'aspetto luminoso e cromatico dell'originale": i rischi di una pulitura eseguita troppo a fondo sono il danneggiamento della grisaglia, delle ridipinture a freddo e dei vetri, e soprattutto la perdita della patina sulla superficie dell'opera. La "Carta del Restauro" del 1987 indica altresì che "nel caso di pulitura, in un luogo possibilmente marginale della zona operata, dovrà essere conservato un campione dello stato anteriore all'intervento".
In base alla diversità del degrado che si presenta sul lato interno (recto) e sul lato esterno (verso) e ai risultati delle indagini diagnostiche, si scelgono dei prodotti specifici per ciascun lato, adatti alla rimozione delle alterazioni rintracciate.

Metodi di pulitura chimica

La pulitura si effettua sui pannelli senza smontare le tessere dalla tessitura dei piombi; nel caso in cui i vetri siano fragili o particolarmente sporchi, sono necessarie operazioni localizzate.
Per aumentare l'efficacia della pulitura e ridurne i tempi, si alternano o combinano i prodotti ed i sistemi possibili, mentre per garantire il controllo dell'operazione è consigliabile eseguire la pulitura attraverso applicazioni successive.
È stato sperimentato una pulitura per immersione dell'intero pannello(...) se la grisaglia è ben aderente al supporto, si immergono i pannelli o parti di essi in vasche contenenti acqua distillata o soluzioni acquose, disponendoli in orizzontale: in tal modo la pressione dell'acqua sul pannello in piano è minore e uniforme. È necessario limitare il tempo delle bagnature, perché i rischi di scollamento della grisaglia si manifestano al più tardi al terzo giorno di applicazione: al di sotto di questo limite si consigliano una o due immersioni della durata di 24 ore.
L'applicazione tramite impacchi permette un maggior controllo dell'operazione di pulitura e rende possibile applicare le soluzioni adatte alle alterazioni del verso e a quelle recto. Gli impacchi possono essere a base d'acqua demineralizzata o di soluzioni e vengono eseguiti con fogli di carta giapponese per il tempo necessario all'ammorbidimento dei depositi di sporco. Questo tipo di carta svolge anche la funzione di mezzo supportante per evitare che il liquido, se posto a diretto contatto con il vetro, penetri nel reticolo siliceo: si procede perciò con applicazioni ripetute della soluzione e successivi risciacqui, effettuati con batuffoli di cotone imbevuti d'acqua distillata che permettono di rimuovere i depositi ammorbiditi e distaccati dal supporto; al termine della pulitura il vetro viene accuratamente sciacquato ed asciugato con carta assorbente. Le modalità del trattamento vengono stabilite in laboratorio, a seguito delle analisi delle sostanze da rimuovere dalla superfice del vetro: in generale, due o tre operazioni di pulitura sono sufficienti per eliminare i prodotti d'alterazione.

I prodotti per le soluzioni acquose

La pulitura tramite soluzioni acquose si basa sull'eliminazione in soluzione di uno ione del prodotto disciolto per aumentare il potere di solubilizzazione. Ad esempio, lo ione Ca++ prodotto dalla syngenite, dal gesso o dal carbonato di calcio, può essere "fissato" da un agente complessante come il sale bisodico. L'impiego dell'EDTA è stato sperimentato in diversi casi (J. M. Bettembourg, Chemical cleaning of medieval glass, in News Letter, no. 7/7, 1974; J. M. Bettemburg, J.J. Burck, Restauration des vitreaux anciens. Methodes testèe par le laboratoire de Recherche des Monuments Historiques, Astract of CVMA News Letter No. 13, 1975): il problema legato alla sua applicazione è la trasformazione, durante la pulitura, della soluzione da neutra ad alcalina diventando così dannosa alla materia vitrea. È importante perciò che la soluzione di pulitura mantenga un pH neutro: per verificare e controllare tale condizione si utilizzano cartine tornasole.
I residui di EDTA possono danneggiare il vetro, corrodendolo quasi quanto l'acido fluoridrico (F. Ernsberger, Attack of glass by chelating agents, in Journ. Amer. Ceram. Soc., no. 42, 1959).
Per la vetrata di Giovanni di Bonino del Duomo di Orvieto, restaurata dallo Studio Forme di Roma, la pulitura è stata eseguita con soluzioni appropriate per il recto ed il verso. Per rimuovere i depositi di sporco e di grassi sul recto, sono stati eseguiti degli impacchi con una soluzione di EDTA, tiosolfati e pirosolfati di sodio, con l'aggiunta di alcool puro e acqua demineralizzata; mentre sul verso, in presenza di depositi di prodotti di alterazione del vetro molto resistenti e spessi, si è proceduto, dopo aver ammorbito gli strati superficiali con tamponature di cotone e acqua distillata, con impacchi di EDTA, bicarbonato d'ammonio e acqua demineralizzata. A fine pulitura i residui delle soluzioni sono stati asportati accuratamente con acqua distillata.
Sulla vetrata di San Giovanni e Paolo a Venezia (O. Nonfarmale, in La Grande vetrata di San Giovanni e Paolo, Vicenza, 1982) la pulitura del recto è stata eseguita con cloroformio alternandola ad operazioni di fissaggio della grisaglia.

Mezzi meccanici

Per rimuovere depositi particolarmente resistenti talvolta vengono impiegati metodi di abrasione meccanica, limitando il loro uso nei punti di reale necessità.
Non sempre l'eliminazione dei prodotti d'alterazione con mezzi chimici ripristina la naturale trasparenza del vetro: alcune zone ridotte ad uno scheletro di silice non potranno essere eliminate o ridotte perché si dovrebbe innescare un processo di trasformazione chimica sui legami Si-O-Si, cioè sul vetro stesso. Si pone allora il problema della pulitura meccanica, con mezzi quali punte di fibre di vetro, bisturi, carta sughero, etc.: l'utilizzo non controllato di questo metodo può facilmente causare danni e alterazioni del vetro. Le puliture meccaniche vengono eseguite con lo scopo di assottigliare una zona fortemente perturbata e opaca, senza arrivare all'eliminazione completa delle alterazioni, per evitare di scoprire la superficie del vetro, renderla più fragile e sensibile alla corrosione.
Le fibre di vetro sono dei cilindri di circa 1 cm di diametro, formati da un fascio di sottili filamenti di vetro tenuti insieme da uno spago. Il loro uso dovrebbe essere controllato con l'osservazione al microscopio binoculare (G. Franzel, Comments by Dr. G. Franzel on Fraulein Raush's Report. CVMA, Canterbury, October, 1975).
Per rimuovere couche di prodotti di alterazione particolarmente resistenti è stata impiegata la microsabbiatrice (R. G. Newton, First report to the Royal Society on cleaning stained glass with airbrasive equipment. Abstract No. 257 in CVMA News Letter, No. 24, 1976). Le polveri abrasive utilizzate sono diverse, in relazione alla durezza del deposito da rimuovere. La correttezza dell'intervento è dovuta in gran parte all'abilità e alla precisione del restauratore, che deve tenere costantemente sotto controllo l'operazione di pulitura per non provocare danni. La pellicola pittorica può essere protetta in vari modi, ad esempio con una copertura di lattice di gomma.
Sono attualmente in corso ricerche sugli effetti dei differenti materiali e strumenti utilizzati nella pulitura per abrasione.

Bagni ultrasonici

Se la pellicola pittorica è ben ancorata alla superficie vetrosa e non presenta alterazioni, si può ricorrere per la pulitura al bagno ultrasonico (J. M. Bettembourg, Nettoyage par voie chimique et par ultrasons des verres de vitreaux. Compt. Rend. 8e Colloq. CVMA, York, September, 1972; P. Gibson, R. Newton, A study on cleaning painted and enamelled glass in ultrasonic bath. Br. Acad. CVMA Occasional Papers, Part I, 1974). I trasduttori immersi nell'acqua producono delle onde ad alta frequenza (20-50 kHz) che generano nel liquido delle minute bolle. Queste bolle si espandono e si contraggono rapidamente e l'onda che viene prodotta da questa azione, in prossimità del vetro, provoca il distacco degli strati di sporco. La pulitura va costantemente tenuta sotto monitoraggio, perchè le onde potrebbero danneggiare il vetro già deteriorato. Un metodo per controllare lo strato pittorico durante l'immersione è l'osservazione a luce ultravioletta (E. Frodl-Fraft, Restaurierung und Erforschung. 2. Heiligenkreuz, Chorfenster der Stiftkirche. Osterr. Zeit. Kunst. Denkm. 21, 1967).

Metodi di lucidatura

Nei vetri sufficientemente spessi si è talvolta proceduto a rimuovere lo strato di vetro alterato con ossido di cerio (R. Newton, S. Davison, Conservation of Glass, London 1989), acido nitrico diluito e neutralizzato con diossido di ammonio diluito (K. J. Maercker, The stained glass of the heiligblut in Wilsnack). Questo metodo viene però sconsigliato in quanto asporta parte del vetro ancora integro e rende la tessera vitrea più fragile (A. Corallini, V. Bertuzzi, Il restauro delle vetrate, Firenze 1994).

Soluzioni biocide

Per neutralizzare gli attacchi di microrganismi come alghe, funghi e licheni si usano delle soluzioni acquose con biocidi, ad esempio il Thaltox Q (a base di ammonio quaternario) disciolto in acqua distillata (J. M. Bettembourg, J.J. Burck, G. Orial, M. Perez Y Jorba, La degradation des vitreaux de Reims, in News Letter No. 35/36, 1983). Si è notato (A. Pinto, Le nettoyage des verrieres medievales, in Vitrea, No. 5/6, 1990) che l'applicazione di questo prodotto lascia sui vetri uno strato di sale di stagno che li protegge da nuovi attacchi. Nel caso in cui questi sali risultino incompatibili con i prodotti consolidanti, in Francia si è sperimentato l'uso del Prospetyl.

Metodi da evitare

Alcuni sistemi di pulitura utilizzati per il lato esterno dei vetri sono da evitare, in quanto sono poco controllabili e possono produrre gravi danni sulla vetrata.
La pulitura con ultrasuoni e la microsabbiatura sono metodi particolarmente rischiosi in quanto provocano nel vetro delle microfratture sulle quali si innestano nuovi fenomeni di corrosione. Anche puliture aggressive con bisturi e spatole possono causare graffi e fessurazioni.
Per la rimozione degli strati di vetro corroso e l'asportazione delle incrostazioni, si sono talvolta utilizzati strumenti a punta come ceselli o trapani, dischi abrasivi montati su trapani da dentisti, o mezzi chimici come acido cloridrico o fluoridrico: questi metodi sono da evitare in quanto, oltre ad essere molto rischiosi nell'applicazione, indeboliscono ed espongono il vetro a nuovi processi di deterioramento.