Tra le resine sperimentate per la protezione delle vetrate il Viacryl
VC 363 è stato il prodotto più usato e discusso
(E.
Frodl-Kraft, Untersuchungen und Praktische Erfahrungen in der Konservierung
mittelalterlicher Glasmalereien, in "Osterr. Zeits. Kunst.
Denkm.", 26, 1973; E. Frodl-Kraft, Medieval stained glass corrosion
- conservation - restauration, in II Congress on Conservation in
Archaeology and the applied Arts, Stockholm, 1975; J. M. Bettembourg,
Protection des verres de vitraux contre les agents atmospherique.
Etude de films de resines synthetiques, in "Verres et Refract",
30, 1976);
venne usata da Bettembourg nel 1976 per le vetrate della facciata
ovest della Cattedrale di Chartres (J. M.
Bettembourg, J. M. Perrot, La restauration des vitreaux de la facade
occidentale de la cathedrale de Chartres, in "Verres et Refract",
30, 1976). La pellicola protettiva creata dal Viacryl, permeabile
all'acqua e all'anidride solforosa, non impedisce che avvengano
reazioni chimiche sulla superficie vitrea; inoltre non dà garanzie
di buona reversibilità, essendo il solvente del Viacryl, il Cital
12-12, un agente rigonfiante. Se sottoposto a temperature elevate,
quali quelle dell'esposizione solare in estate, il Viacryl tende
ad ammorbidirsi, causando l'adesione delle polveri, con effetto
di scurimento e opacizzazione della pellicola nel tempo.
Altre resine sperimentate recentemente hanno dato risultati migliori,
come l'eteropolisilossano addizionato ad acrilici e solventi per
l'appicazione sul vetro: buona adesione, reversibilità, apprezzabili
effetti protettivi e facilità di applicazione sono stati
i risultati dei test di invecchiamento eseguiti in laboratorio (D.
R. Fuchs, H. Schmidt, Material science - New input in the field
of preservation of historic stained glass windows, in Preprints,
della 2a Conferenza Internazionale sulle prove non distruttive,
metodi microanalitici e indagini ambientali per lo studio delle
opere d'arte, Perugia, 1988).
Molti esperti, però, concordano nel ritenere di scarsa affidabilità
l'uso delle resine per la protezione dei vetri, in quanto non sono
stati studiati a fondo gli effetti delle pellicole protettive sottoposte
agli agenti atmosferici e soprattutto risulta poco soddisfacente
il grado di adesione della resina al vetro (A.
Corallini, V. Bertuzzi, Il restauro delle vetrate, Firenze, 1994).
Il problema si pone con evidenza in corrispondenza degli interstizi
tra piombi e vetri, dove lo stucco
impedisce una corretta applicazione della resina, permettendo così
infiltrazioni d'acqua e ristagno di umidità tanto da accellerare
i processi disgregativi rispetto ai vetri privi di pellicola protettiva.
In questo senso, pur essendo le resine una possibile barriera agli
attacchi esterni, l'intervento di protezione più idoneo per le vetrate
è il posizionamento di una controvetrata isotermica, che elimini
l'azione disgregativa degli agenti atmosferici, e dia maggiori garanzie
di controllo ambientale.
|